Comme è bella ‘a Stazione

In copertina: la 744 022 a Napoli Centrale con un Locale verosimilmente da Cassino il 28 settembre del 1967. Foto Archivio ACME.

Di Saverio Ragone

Su queste pagine abbiamo già trattato, sebbene in forma concisa, del rapporto tra la ferrovia e la musica, annotando quanto profondo sia spesso stato. Abbiamo anche visto band che si sono date il nome di un treno, ancorché generico come, per dirne una, i già citati in passato B.T. Express; ma che un gruppo musicale abbia voluto farsi battezzare come una stazione ferroviaria è una cosa sicuramente singolare e potrebbe apparire, al netto dei significati in secondo piano, per certi versi bizzarra.

La stazione di Napoli Centrale. Foto collezione Mario Logatto, Archivio ACME.

Giusto cinquant’anni fa due musicisti napoletani prendono la decisione di denominare il loro nuovo gruppo “Napoli Centrale”: sono il batterista Franco Del Prete, scomparso nel 2020, e il sassofonista Gaetano Senese, per tutti “James”. La vita e la stessa nascita di Senese sembrano, specie oggi, una collezione di cliché legata alle vicende di Napoli ai tempi del presidio degli Alleati nei mesi finali della seconda guerra mondiale. Nato da Anna, una giovane madre del posto, e dal soldato americano James Smith che la diserterà poco dopo la nascita del bambino, riceve il nome di battesimo del nonno e quello del padre come soprannome. Smith era un uomo di colore, ed è così che la sua carnagione viene trasmessa al piccolo in una versione reale della storia raccontata in Tammurriata nera, canzone che peraltro Senese definirà poi “razzista” e discriminatoria verso le donne. Poi il sassofono, altro simbolo popolare del jazz e quindi dell’America, e il debutto come musicista in un gruppo di rhythm’n’blues locale, ulteriore riferimento alla cultura di provenienza del padre. Nel 1975, come detto, fonda i Napoli Centrale: la loro musica, jazz-rock secondo il lessico dell’epoca e con indubbi punti di contatti con il progressive, è un magnifico insieme, sanguigno e intenso, portatore delle tensioni nelle quali si agita la ricerca artistica degli anni Settanta.

La voglia di sperimentare, di cercare la propria originalità – si badi, non la stravaganza – è la caratteristica del gruppo sin dagli inizi; questa inclinazione porta spesso a cambiamenti di organico, ed è da segnalare in tal senso, intorno al 1978, la partecipazione di un acerbo Pino Daniele in qualità di bassista. Alla musica si affiancano dei testi spesso ispirati da tematiche sociali, a voler sottolineare la volontà di rimettere la propria identità di napoletani appunto al centro, anche tramite il cantare in dialetto, incoraggiati in questo dallo psicologo e divulgatore musicale Raffaele Cascone. Cascone si dice abbia suggerito anche il nome Napoli Centrale, riferendosi alla stazione come luogo dei luoghi, incrocio e miscuglio, del lontano e del vicino. Acclamato dalla critica, il loro eponimo album di debutto è oggi in ristampa, come spesso succede nei decennali delle uscite discografiche più popolari, non sappiamo se come operazione di mercato o per un revival di stampo culturale. A noi è bastato provare un po’ di nostalgia, per la stazione della Napoli di un tempo e per i Napoli Centrale di James Senese, per trovarci qui a ricordarne con voi l’esistenza.

Lascia un commento

Your email address will not be published.